Le mani nella testa di Renee Bolivar.
Le labbra incastrate fra quelle di André Vandoosler. I piedi
attorcigliati intorno a quelli di Moloko Cortes nel sonno tormentato
della cabina 9d. Ricorda il sapore del sangue sparso nella polvere,
di ogni millilitro di sangue che le hanno fatto sputare. Il quadro,
ed il peso invisibile fra le mani. Piena di spine. E' piena di spine,
Mordecai Adler. André Vandoosler sottolinea l'ovvio.
E' notte ed è giorno, perchè la mente
umana è possente e sposta il tempo come la più cocciuta delle
bestie da soma. E' notte, e la muraglia di cuscini e coperte è
stata abbattuta verso il fondo del letto dal sonno agitato di
Anchorage ed Argo. Hanno spezzato le barriere, ed i piedi delle
ragazze si sfiorano con la stessa delicatezza con la quale si bussa
alla porta dell'anima. E' giorno, nel sonno disperso del medico di
bordo. Le pupille si agitano frenetiche sotto le palpebre chiuse,
scansionando l'orizzonte vuoto, riempiendolo delle proprie paure. E'
nel deserto, i piedi affondano nella sabbia. Helena si disperde, in
alto, nella condensa di sole. Il cielo è limpido ed impietoso. Sono
nel centro di Atacama, e la statua di legno è bruciata mille anni
fa. Amare non era così difficile nell'epoca precedente alla
definizione del cuore. I piedi si piantano, si fermano. La schiena si
china e s'incrina, seguendo gli scatti sconnessi della decomposizione
incosciente. Le immagini ruotano rapide nella pulsazione invisibile
dell'iride. Mordecai Adler non è crocefissa, ma è la croce stessa.
Un'architettura selvatica e piena di spine, piantata come un pugnale
nel centro di un cuore alla mercè di tutti. Un cuore aperto come il
deserto. Più vi conficca le proprie radici crudeli e più è sicura
di resistere alla tempesta. Più gli è vicino e più lo ferisce.
Gli occhi si spalancano all'improvviso,
l'odore ferroso del sangue forte dentro le narici. Il cuore pulsa fin
nelle tempie. Sono le otto di sera ed ha dormito tre ore, dopo aver
passato le ultime trenta a sequestrare sacche di sangue e vegliare su
Renee Bolivar. Scende dal letto barcollando, come se qualcuno avesse
aperto una finestra, sguainando una corrente d'aria pericolosa per il
soldatino di cartavelina. Esce dalla cabina, diretta verso la
sickbay. Lascia il materasso, il quadro, il peso invisbile, le
moltiplicazioni della presenza incrostata di Cortes, André
Vandoosler crocefisso sulle spine. Anche il deserto è pieno di spine.
So your mouth tastes like sunshine / Baby but your eyes / Are all cool / Buried in my arms / And the breeze takes us deeper and further into / The heart of the moment that is goneAnd the scent of your heartache / Baby and the taste / Of your blood / Run within me / And there are red flowers in your spit / When you enter my mouth / Under the bed / Down on the floorSo take me under the floorboards / I would love to feel like wood / And take me back to the retards / 'Cause this world just make me sick / There are colours in the air / When I fall to the ground / How we'd love to fall more often