Helena, Spartaca, luglio 2515
Tennessee Miller trascina le
stampelle nella sabbia della strada. Le appoggia, facendo forza sulle
spalle stanche, si solleva, trascina l'unico piede nella sabbia. Lo
appoggia, cercando l'equilibrio. E trascina le stampelle nella sabbia
della strada. I cancelli di Villa Adler si avvicinano con una
lentezza frustrante. Le pareti, una volta squadrate e pulite, sono
state rosicchiate dai proiettili, e il nero sudato dalla pietra
durante l'incendio del '09 non è mai stato scrostato. Il ferro dei
cancelli è arrugginito, il giardino assomiglia ogni anno di più al
Takla Makan.
La porta si apre bruscamente, ma lo
spiraglio è limitato, frenato dalla catenina all'interno. Gli occhi
liquidi di Tennessee si alzano sullo spettro nel buio nella casa.
Clara Adler gli sta dritta davanti. Le rughe sembrano canali per la
durezza, la severità non è caduta così in basso quanto le spalle,
che sopportano male il peso degli anni. I capelli bianchi sono
raccolti sulla nuca, a tirare indietro la pelle delle tempie e della
fronte. Con il sospiro tipico di chi si è arreso secoli fa, sgancia
la catenina senza salutare, e si sposta indietro seguendo l'arco
tracciato dalla porta lungo il suo perno. Tennesse avanza con la
tenacia dei portatori di fiaccole nella tempesta.
-She home?
Le labbra di Clara sono percorse da un
guizzo ispido, freddo.
-Where else should she be?
L'uomo appoggia le stampelle sullo
stipite, e si solleva dentro la villa. Appoggia il piede, cerca
l'equilibrio, appoggia le stampelle. Inspira l'odore che impregna
l'aria, le pareti i mobili. Socchiude gli occhi.
Helena, Spartaca, agosto 2502
-Siamo morti. Siamo morti. Anzi,
torturati e morti.
Tennessee, 16 anni, si regge la testa
mentre barcolla dietro a Mordecai mentre la notte ancora cerca di
tenere nascoste le loro misfatte. Ma l'alba lampeggia pericolosa
all'orizzonte, scivolando innamorata sul profilo di Atacama.
-Shhht.
Lo zittisce Mordecai. Indica la porta
principale. Si guardano, le teste ancora zuppe di sputo di falco.
Miller ride. Ride di gusto, mentre
scuote la testa.
-Si entra sempre dall'ingresso
principale, e si accettano sempre le conseguenze..Tennessee Miller.
Il fiato spezzato di Mordecai risveglia
fra le dita del ragazzo l'irresistibile bisogno di passargliele sulla
nuca, fra i capelli corti e le piume rovinate. Avvicina il viso al
suo, ansimandole fra le labbra vapore d'alcol. Ne spinge le scapole
contro il legno sontuoso dell'ingresso, mentre la mano della
ragazzina cerca la chiave nella tasca. Le infila nella toppa, senza
guardare. Gira. Lo scatto della serratura blocca ogni terribile
intento di Miller. Schiudono la porta, sfilano gli anfibi pieni di
sabbia ed avanzano in punta di piedi. Le facce portano ancora i segni
neri della pittura da guerra, ed ogni scalino ha una terribile
tendenza a sdoppiarsi, quando i piedi cercano di tenerli al loro
posto per salirvi. La scalinata sembra eterna. Il tappeto, il legno,
la pietra e le pareti hanno orchestrato una sinfonia di odori che
mozza il fiato e catapulta la mente nel grembo dei grandi saggi e
delle leggi incise sulla pietra. Non è odore di casa. E' odore di
Spartaca.
Almost Home, Bullfinch, Luglio 2515
-Cinque per due?
-Dieci.
-Cinque per tre?
-Quindici.
-Cinque per quattro?
-Kay, sono le sei del mattino e siamo sverse e...
-La risposta esatta è venti.
Sono nascoste dalle coperte, perché la lana isola il rumore ed i mugolii spassionati di Moloko quando ridacchia, e le istruzioni severe ma parecchio trascinate di Adler. Ai loro piedi, nascosti anche loro, Anchorage ed Argo dormono pacificamente.
-Devi smettere di contare uno ad uno, Moloko Cortes. Devi fidarti delle regole.
-Dieci.
-Cinque per tre?
-Quindici.
-Cinque per quattro?
-Kay, sono le sei del mattino e siamo sverse e...
-La risposta esatta è venti.
Sono nascoste dalle coperte, perché la lana isola il rumore ed i mugolii spassionati di Moloko quando ridacchia, e le istruzioni severe ma parecchio trascinate di Adler. Ai loro piedi, nascosti anche loro, Anchorage ed Argo dormono pacificamente.
-Devi smettere di contare uno ad uno, Moloko Cortes. Devi fidarti delle regole.
Il sorriso spaccato della solo rivela
qualche dubbio in merito. L'odore di cane e di stoffa calda e di
respiro umano e di alcol è pesante, viene ingoiato a cucchiaiate sui
cui bisogna soffiare sopra, come la zuppa bollente. Mordecai si
zittisce, ruota la nuca indietro, la faccia direttamente nella
coperta, come se indossasse una maschera magica. Respira dentro le
fibre, tirandosi la lana contro le narici. Non ha mai sentito un
odore così forte.
Helena, Spartaca, luglio 2515
Tennessee Miller apre la porta con
cautela. Si trascina verso la grande finestra, che rilascia sulla
stanza un oceano di luce opaca. Le tende non sono state smontate
dalla guerra: sono state tirate giù dalla disperazione. La figura in
profilo sulla sedia a rotelle sembra una statua malpiazzata. Ruota la
testa verso di lui lentamente. Un crepaccio grigiastro divide le
labbra in un sorriso instabile. La voce dolcissima si arrampica a
fatica fuori dalla gola
-Tennessee.
-Tennessee.
-Miss Adler..
-Stella. Ti prego, Stella.
Ogni tensione sul volto dell'uomo sembra allentarsi. Si ferma a pochi passi da lei. Le spalle sono muscolose, mantenute compatte dallo sforzo di doversi tirare dietro il resto del corpo. Ogni giorno, da quando una delle sue fondamenta è rimasta a marcire in una trincea di Serenity.
-Siediti.
-Stella. Ti prego, Stella.
Ogni tensione sul volto dell'uomo sembra allentarsi. Si ferma a pochi passi da lei. Le spalle sono muscolose, mantenute compatte dallo sforzo di doversi tirare dietro il resto del corpo. Ogni giorno, da quando una delle sue fondamenta è rimasta a marcire in una trincea di Serenity.
-Siediti.
Mormora Stella, indicando una delle
sedie di legno che circondano il tavolo annerito. Tennessee molla le
stampelle, s'appoggia alla sedia e se la trascina contro, crollandovi
sopra. Quindi cerca di portarsi più vicino alla donna. Gli occhi
chiarissimi di lei lo fissano, scivolano sul suo volto carichi di una
tristezza che non riesce a spacciarsi per amore.
-Sei ancora così bello.
Scuote il capo, i capelli biondi che ne
seguono il volto spettrale in onde dorate. Di ciò che è nascosto
sotto lo spesso scialle di lana nera, si intravede solo la punta di un
ginocchio ossuto. La sua mano sottilissima scivola piano
verso la gamba destra di Tennessee. O quel che ne resta. L'arto si
interrompe una spanna prima della giuntura del ginocchio. Miller
chiude gli occhi di nuovo, ingoiando il buio e la luce rosea,
impertinente che le palpebre non riescono a catturare.
Saint Lucy, Serenity Valley, Hera,
febbraio 2511
Vede le stelle. Sono milioni, e sono a
portata di mano. Nitidamente a portata di mano. Ha la bocca
spalancata, ma l'ultimo urlo è stato emesso molti minuti prima. Il
volto è fradicio di sudore, la dose di morfina elargita è stata
appena abbastanza potente da intaccarne la percezione della realtà.
La figura che lo aggira di continuo si interrompe d'improvviso, e
gira la testa verso di lui. Gli occhi di Mordecai Adler sono liquidi,
lucidi, in tutta la loro impassibilità. Ne è certo, è sicuro di
averla vista con laghi nelle orbite.
-Fermo. Questo comporterà estremo dolore, Tennessee Williams. Perderai i sensi.
-Fermo. Questo comporterà estremo dolore, Tennessee Williams. Perderai i sensi.
Il respiro affannato del soldato è
instabile quanto il suo sguardo. Cerca appigli, ma non ne trova. La
materia si agglomera, si scioglie, si unisce, trema. La mano del
capitano Adler è ferma appena sopra il suo ginocchio. Il piede già
nero, i petali di granata ancora conficcati nel polpaccio, nella
caviglia. Uno al centro del ginocchio. La carne è stata operata con
tenacia, separando i muscoli, i tendini. I nervi. Ma nessuna garza
regge, il tamponamento è similie ad una fila di sacchi di sabbia a
guardia di uno tsunami. Affonda la mano sulla sua pelle, un dito
scivola contro la carne viva. La spalla inarcata, la destra scivola
indietro. I denti della sega metallica tagliano la prima tacca dentro
l'osso. Le galassie sono sempre piú vicine. Sono dentro il sangue.
Helena, Spartaca, agosto 2502
La luce di Columba è rosa, e li
accarezza dolcemente. I corpi sparsi nel letto all'ultimo piano di
Villa Adler cercano di riassumere il contenuto di ogni respiro con
movimenti impercettibili. Le nocche di Tennessee scivolano sulla
guancia di Mordecai, mentre respira l'odore del mattino gelido dalla
finestra spalancata. Sorride al soffitto, il suo amico. Sfiora il
profilo della ragazza con lo sguardo. Nella mano, stringe la loro
catena. Sta per dire qualcosa di incredibilmente romantico e poetico,
quando i passi nella scala tranciano il fiato ad entrambi. Gli occhi
sgranati di Mordecai cacciano Tennessee sotto il letto, appena
qualche millisecondo prima che Clara Adler spalanchi la porta senza
bussare. Gli occhi grigi ed impassibli quanto quelli di Juste
Montgomery la squadrano. Annusa l'aria, fissa la finestra spalancata.
Non commenta.
-La macchina è pronta fra mezz'ora. La tua tunica è nell'armadio. Ripasseremo i canti stradafacendo.
-La macchina è pronta fra mezz'ora. La tua tunica è nell'armadio. Ripasseremo i canti stradafacendo.
Un cenno militare del mento, quindi
sbatte la porta. Da sotto il materasso si espande una risata aperta,
esausta.