Raccontano di un soldato che è tornato a Serenity a cercare le proprie piastrine nella polvere, dopo la guerra. Un soldato biondo, dal cuore scuro. Raccontano di come il vento ha cancellato le sue tracce nella cenere come una serva efficiente, di come le ha pulite asciugando i contorni della memoria. Raccontano di come fosse seguito da un minuscolo soldato biondo dalla testa rasata, una grossa croce rossa sulla schiena, e di come nemmeno il silenzio sarebbe mai riuscito a restare così zitto.
Il plotone di Spartaca è andato in guerra a testa alta, privo dell'unica arma utile alla sopravvivenza: la pietà. Soldati cresciuti indossando armature così strette da fondersi con la pelle, imparando che non si può scusare nessuno: tanto meno se stessi. Un soldato minuto, dalle spalle sottili, non ha retto il peso della propria armatura, ed è caduto in ginocchio. E non possiede pietà, ha le tasche piene di cenere. Cenere caduta ovunque. Il ricordo degli avenger nel cielo rossastro si trasforma in fantasmi solidi che precipitano a terra, polvere sotttile, polvere di fuoco. Tutto in fumo.
Eamon Taylor si avvicina a Mordecai Adler, seduta sull'ala del brigade Martes. Possono vedere tutta Serenity Valley, o quanto ne è rimasto. Le si siede accanto, una gamba contro il petto, una allungata lungo il metallo della nave da guerra.
-Ho qualcosa per te.
Mormora, senza guardarla. Gli occhi azzurri di lei sono inchiodati sul suo profilo, in attesa, le narici frementi di curiosità. Lui si volta, e la fissa. Gli occhi chiari sembrano uno specchio di quelli della spartiana. Sorride, senza nemmeno dover sforzare le labbra. La mano sale al suo volto, lentamente. Il pollice ne sfrega lo zigomo, più volte, con dolcezza. Poi le spalle larghe si raddrizzano, prende il fiato che serve al discorso.
-Ti perdono per aver perso questa guerra, Mordecai Adler.
Quindi distende le scapole, e rilassa gli angoli della bocca, scostando uno sguardo fremente, stanco.
-Chiarito questo, let's take back this world.