Frankfort, Spartaca, 5 giugno 2506
La notte ha cancellato le tracce, ma anche un cieco se ne accorgerebbe: l'università medica di Frankfort è vuota. Così come l'accademia militare, e le case, e le strade. Sembra che la guerra sia già passata, mietendo vittime e spargendo fantasmi al posto di cadaveri come un tornado furioso. Eppure non c'è traccia di sangue, nè bossolo esploso. Nelle stanze degli studenti, sono ancora sparsi fra le brande filo da cucito e frammenti di stoffa rossa. Nelle caserme, ci sono resti di olio nero e grasso per scarpe a terra. Ogni guanto di cuoio è stato sottratto al solito gancio, ogni divisa è sparita.
Hanno gracchiato i neri corvi
Largo spazio a tremende sciagure
Sergej Esenin
Il corteo ha percorso la memoria del deserto, scivolando lungo l'ultimo dei canyons freddi, dimenticando le luci della città. Le fiamme delle torce hanno danzato con il vento gelido, e si sono trasformate da fiume in lago e da lago in pozza, densa di luce e profonda quanto la distanza che li separa dalla vittoria. Mordecai rallenta, come rallentano i passi di migliaia di spartiani. Spalla contro spalla con Tennessee Miller, i loro volti sono stati azzannati dal buio. Segni di pittura nera sotto gli occhi contengono le ultime parole di sicurezza, i codici per accedere direttamente all'inferno passando per le pupille.
E al rombo dei tuoni cade in frantumi
La volta celeste. Brandelli di nubi
Avvolgono il bosco. Su festoni d'oro fino
Hanno oscillato le lampade del firmamento
Sergej Esenin
I tamburi battono il ritmo del terrore per un popolo che non sa parlare. Per una generazione che vede il proprio futuro andare in fumo e non fiata. Per chi ha impugnato armi per tutta la vita ma deve combattere per la prima volta. I tamburi battono il ritmo dell'ago che ha cucito le croci rosse sulle schiene dei cappotti marroni, delle spazzole ispide che hanno tirato a lucido gli stivali, delle preghiere sussurrate da chi non crede in se stesso. Colpo dopo colpo dopo colpo dopo colpo, risuonano nei cuori dei soldati, dei medici, dei falconieri, dei meccanici. Si sostituiscono allo sforzo muscolare, li illudono di essere invincibili ed immortali, connessi universalmente al battito di un solo grande tamburo: il cuore di Spartaca. Nel cielo ancora intriso di buio, un cerchio di sagome nere diventa
più e più definito: la spirale di ombre volanti si allarga sopra il
raduno, i battiti di ali scanditi dal ritmo degli umani. I falchi e le aquile aspettano gli ordini, perchè la gerarchia spartiana è più potente della forza di gravità. E' così che nella notte si levano le grida di tremilasettecendo soldati nella valle di Aran, i pugni al cielo ad incontrare il guizzo di luce di Columba che, fra la polvere ed il sapore dell'insesorabile, sparge fra le steppe il colore del primo giorno di guerra.