Friday, 26 July 2013

My heart is an army




Atacama desert, Spartaca, agosto 2502

Il cielo ruota lentamente sopra le loro teste, chiazzato di sangue violaceo dal giorno macellato, graffiato dagli artigli della notte in arrivo.
-Sacred is the blood
-Sacred is the fight
-Sacred are the lungs
-Sacred is the night.
Tennessee Miller si ferma, il fiato a mezz'aria in una nuvola di fumo. Ha un cimitero di sigarette spente sul fondo nero dei polmoni. Con le dita tremanti regge l'ennesima cicca, studiandone i contorni contro la luce pesta. Ha leoni nascosti fra le costole, a guardia di un cuore selvaggio, inadatto, fuoriluogo.
-Your heart is the most sacred place
-You keep it secret, you keep it safe
-Your hands do what you are
-Become your action, hold your scars.
Mordecai si ferma. Porta catene di piume nei capelli cortissimi ed indossa un cappotto nero sporco di sangue asiatico. La nuca è poggiata sulla sabbia fredda, gli occhi seguono la schiuma del cielo attraversata dagli archi di Silke. Ha la sensazione netta ed intensa che gli occhi stiano affondando nelle orbite, come se si dovessero ritirare nel cranio e salutare la morte. La musica è così forte da riuscire a far vibrare i loro polmoni e suonare le costole come xilofoni. I tamburi, i violini, le bacchette picchiano sui timpani fino a strappare la delicata pellicola che separa le menti dalla realtà. Galleggiano a due spanne dal centro della terra, volano con le scapole inchiodate al muro. Le voci lontane ne chiamano i nomi. Tennessee Miller volta il capo lentamente ed appoggia l'orecchio sulla sabbia. Sembra che sia Spartaca stessa a parlare a Mordecai infilandosi nella testa del ragazzo, passando per il suo sussurro.
-It's time.


Si alzano barcollando, le vene zuppe del liquore già ingoiato. Affondano passi sconnessi verso la tenda chiusa annaspando nella colla di ossigeno, impigliandosi negli ultimi raggi rosei tessuti da Columba, il grande ragno di luce. L'ingresso sorvegliato da due renaes si avvicina ondeggiante. Si guardano, soffocando un mugolìo fra i denti e gli angoli piegati della bocca. L'adrenalina densa fra i molari, un blocco di granito nero nello stomaco. Tennessee  rallenta, lasciando che Mordecai passi per prima. Spezzano un altro ghigno complice, ingoiando visioni segrete. E' Adler ad avvicinarsi per prima al grande catino argentato. Lì la attende Juste Montgomery, la più bella donna che abbia mai calpestato la sabbia di Atacama. L'aura vibrante dello stato pre-allucinatorio le danza intorno come una gloria. I suoi occhi sono grigi, infimi e potentissimi, le labbra richiamano prima la lingua e poi i denti come domatrici esperte. Indossa una lunga tunica bianca ed al fianco porta una spada il cui pomo è grande quanto la testa di Adler. O quasi. Si deve chinare per poter prendere il viso di Mordecai fra le mani. Le vertebre sorgono come pinne minacciose lungo la linea della schiena inarcata. Preme la fronte candida e fredda contro quella bollente di Mordecai, fino a farle digrignare i denti. Le parla fra le labbra, ed ha il gusto e l'odore della camomilla selvatica.
-My heart is an army, and this is a war. My heart is an army, and this is a war. My heart is an army, and this is a war. My heart is an army, and this is a war. My heart is an army, and this is a war. 

Mordecai inizia a ripetere le parole dopo di lei, con lei, dentro il suo respiro. Ripete ancora, ancora, ancora. My heart is an army, and this is a war. My heart is an army, and this is a war. Juste l'aggira, la mano posata sulla sua nuca, le dita fra le piume. La accompagna dolcemente verso il catino argentato, colmo fino all'orlo di liquido trasparente. Mordecai continua a recitare i propri versi, chinando la testa verso il bacile ed oltre la superficie densa dello sputo di falco. La mano di Juste ne spinge la nuca verso il basso, fino ad immergerla completamente. L'altra mano, appoggiata fra le sue scapole, ne percepisce gli spasmi immediati, le vibrazioni delle ossa scosse dai bassi della musica all'esterno e la tensione dei nervi nel momento in cui l'alcol abbatte le barricate. Il canto sacro continua a salire verso la superficie del catino, trasportato da bolle d'ossigeno sempre più piccole, sempre più discrete. La testa in fiamme, il corpo di Adler si sta piegando in due sotto le mazzate dell'alcol, colpito dall'interno. Juste attende, la mano che continua a spingere la testa della ragazzina verso il fondo del bacile. Le ultime bolle di canto salgono in superficie e vi restano a galla come ninfee. My heart is. An army. And this. Is. A. War.


La pelle è costellata di fiori fosforescenti e labirinti di sudore. Il rumore ha superato ogni barriera, i neuroni sono in diretto contatto con le vibrazioni della musica. Sono migliaia, ed ondeggiano nel delirio della loro nuova epoca personale. Calpestano crisalidi invisibili con la ferocia delle bestie. Sono stati svezzati ed hanno ingoiato l'ultima boccata di aria pulita prima di affogare nel veleno della vita. Questo è il loro limbo, le anime restano intrappolate qui per sempre. Gli occhi di Mordecai non sono più azzurri, ma argento e luce viva. Il suo polso destro è legato al sinistro di Tennessee con una catena di ferro, e continuano a sbattersi contro come boe in disaccordo. Si agitano nella musica, si sfiorano per la prima volta. Mordecai rovescia il capo all'indietro ed accoglie il cielo della notte con il viso. Silke vola sopra di lei, lontana dalle vibrazioni dell'aria. Le visioni si sdoppiano, si moltiplicano e scendono in picchiata verso di lei, ad ali aperte. Come se la grande madre le stesse atterrando addosso per strapparle il cuore dal petto con artigli pietosi, la luce dispiega le proprie ali sulla sua coscienza. My heart is an army, and this is a war, my heart is an army and this is a war. I nervi non sono mai stati così vicini alla vita. Tutto Atacama pulsa nelle loro teste, il cielo puntellato di luci fioche è semiaccecato dai neon e dalle grandi fiaccole. Le costellazioni sono come le menti degli uomini. Scegliamo noi cosa vedere.



Una fiammata improvvisa azzanna la base della grande torre di legno piazzata al centro del raduno. Il fuoco si spinge rapidamente verso l'alto, leccando i piedi al cielo. La statua in cima, dagli spigoli feroci, esplode in un'architettura di fiamme. Come se il fuoco fosse un'ordine, l'ondeggiare fiero dei corpi si tramuta in una danza selvaggia in cui muscoli, ossa e pelle impattano senza pietà gli uni contro le altre. La mano di Tennessee Williams circonda il viso di Mordecai mentre se la tira contro, spegnendo il suo canto con le proprie labbra. Sono estranei dentro a corpi stranieri, persi insieme dentro casa. Si allontanano inciampando sulle promesse fatte e disfatte. Scoprono la quarta dimensione dei corpi.




Almost Home, Bullfinch, luglio 2515

Mordecai Adler chiude la porta della sickbaby. Ne fissa la maniglia a lungo, prima di lasciarla andare. Arretra in direzione del tavolo medico. Sopra, vi sono appoggiati un bicchiere, ed una bottiglia dall'etichetta consumata. Riempie il bicchiere a metà, e lo porta alle labbra. Ingoia senza fretta, la piega seria che non abbandona mai le labbra. Ci sta pensando.