Friday 21 February 2014

Missing parts



I neon vibrano come panni sporchi di luce sopra le brande della sickbay. Colpi di elettricità intermittente si insinuano fra le palpebre, tracce di carbone sono ancora visibili intorno alle unghie, nonostante le sfregature maniacali sotto l'acqua bollente. La mano sottile stringe l'unica restante di Peter, il ragazzino il cui braccio è stato divorato dalle miniere. Peter dorme, la coscienza buttata a terra da una martellata di morfina. I capelli sono tornati rossi, dopo esser stati lavati. Intorno alle mascelle e sotto le narici porta un po' di barba. Non i ceppi castrati in partenza ogni mattina degli uomini maturi, ma i boccioli incerti di chi sta diventando un'altra persona. Adler passa il pollice lungo il suo mento, senza svegliarlo. Il braccio sinistro finisce in un moncone sotto il gomito, avvolto in fasce pulite. Peter ha voluto tenere la bandana di Moloko, gliel'hanno appesa ai piedi della branda. Non si chiede cosa stia sognando. Sa che Helena ne ha invaso il retro delle palpebre, appropriandosi del mondo scuro come il carbone che ne ha riempito ogni fottuto giorno dell'infanzia. Adler ricorda le storie degli operai di Safeport prima della guerra. La storia delle cinque dita. Dei pezzi mancanti. Degli storpi agli angoli di strada a mendicare. Per scavare, così come per aggrapparti alle miniere ti servono due mani. Non esiste calcolo più semplice. Peter continua a dormire, ignaro. Quando aprirà la porta dei sogni verso la realtà, penserà di essersi sbagliato. Di essersi affacciato su un altro incubo.  E' così che la guerra continua, intorno a Polaris. Ogni giorno.

Un rumore improvviso squarcia la nebbia che ha avvolto la coscienza di Adler. E' Cortès, che barcolla oltre l'entrata della sickbay. La minispartiana si sfrega gli occhi pieni di sonno e si tira su dritta, senza mollare la mano di Peter. Osserva Cortès contare i passi.
"Quattro per tre... uno"
"Quattro per tre fa dodici, Moloko Cortès. Devi fidarti molto delle regole, soprattutto quando non hai tempo."
"..Fffuck."
Lascia la mano di Peter, gliela appoggia contro il cuore. Si avvicina a Moloko, tentando di prenderla per i gomiti come si tratterebbe un mulo scontroso.
"Devi esserti ferita alle miniere."
"Mhr... Cazzo dici Adler, mh? Ti sembro..."
"Seguimi."
Adler trascina Cortès verso l'unica branda libera - quella vicino all'uomo che ha salvato.
"Ti sembro ferita? Mh? Incinta... Ecco."
"Non sottolineare l'ovvio, Moloko Cortès. Non tutte le ferite sono superficiali e non tutte le ferite sono visibili, quindi adesso ti sdraierai e poi ti faremo una rapida visita."
"Ti dico io cosa visitiamo. Visitiamo l'Hydra, mh? E' ancora ap...bhw..."
"Molto bene, Moloko Cortès"
Le carezza il collo e lo spazio piatto fra le scapole.
"Se espelli le sostanze dannose adesso ti sentirai molto meglio domani"
"Cosa? Intendi che devo sputare fuori 'sto scricciolo adesso?"
"Non il feto, Moloko Cortès. L'alcol."
"Mh... Fuck."
Cortès si gira sulla schiena e fissa la luce allucinante del neon.
"Ora chiudi gli occhi."
Adler appoggia una mano sulla fronte della 'Leafer, poi sul suo ventre.
"Succedono molte cose terribili spesso alle persone e tutto è molto casuale ma una tattica molto importante per sopravvivere è di non innamorarsi di tutto il mondo ma solo di qualcuno. Se concentri le tue energie affettive su pochi elementi riduci il rischio di effetti collaterali, Moloko Cortès"
"...?"
"Avere un figlio significa concentrare molto affetto, Moloko Cortès. Pensa a quello".
"..."
"Tre per otto?"
"..."

Cortès Dorme. Adler ne carezza la fronte fradicia di sudore e vomito in silenzio, ma lo sguardo è fisso su Peter Kelly, il ragazzino di diciotto anni già senza futuro. La tattica molto importante è non innamorarsi di tutti.